L’inizio della storia moderna della birra, coincide, come accaduto per la maggior parte dei processi produttivi, con la Rivoluzione Industriale. Le innovazioni scientifiche introdotte nella secondo metà del Settecento, hanno infatti permesso di incrementare l’automazione e l’efficienza delle fasi di fabbricazione, trasformando così la produzione birraria in una vera e propria attività industriale.
Le innovazioni tecnologiche
Le innovazioni tecnologiche individuabili come pietre miliari dell’evoluzione del sistema di fabbricazione della bevanda sono la messa a punto del motore a vapore, seguito dall’invenzione del termometro nel 1760 e del densimetro nel 1770.
Fu proprio quest’ultimo strumento a rivoluzionare il processo produttivo della birra. In precedenza era comune produrre birre monomalto: con l’utilizzo del densimetro i mastri birrai iniziarono a calcolare la produzione a partire da malti differenti e sperimentando nuovi stili.
Un altro passo tecnologico di rilievo avvenne con l’invenzione del tostacaffè nel 1817, che permise di esplorare ancora di più il mondo dei malti e di sperimentarne vari livelli di tostatura e affumicatura.
Anche i progressi nel campo della microbiologia furono rilevanti nella modernizzazione della produzione birraria. In particolare, i ritrovati scientifici di metà Ottocento ad opera di Louis Pasteur sul ruolo dei lieviti, permisero il miglioramento del controllo della fermentazione e di prevenire le alterazioni ad opera della flora microbica alterante.
La tecnica e gli impianti, pur ampliandosi di capacità produttiva rimasero sostanzialmente inalterati fino alla seconda metà del Novecento: nel 1953 il neozelandese Coutts sviluppò la tecnica della fermentazione continua, che avveniva in taniche sigillate sotto pressione e al riparo dall’aria esterna.
I successivi progressi nei sistemi di refrigerazione, nella logistica e nel marketing hanno permesso, infine, lo sviluppo di un mercato globale, che consente ancora oggi al consumatore di poter gustare una gamma di birre diversissime, rappresentative del panorama produttivo tradizionale ed innovativo di tutto il mondo.
La Birra in Italia
In Italia, fino a metà Ottocento, la birra è stata un prodotto di consumo limitato a pochi appassionati; infatti, era del tutto estranea alla tradizione locale, fin dall’antichità legata al consumo di vino. La produzione di birra risultava, quindi, limitata a laboratori artigianali, con produzioni discontinue e spesso legate ad impieghi temporanei e locali. Le birre di qualità, destinate ad un pubblico raffinato, erano in genere importate dal Nord Europa, soprattutto dall’Austria.
Le prime esperienze imprenditoriali di rilievo per la produzione di birra in Italia appaiono a metà Ottocento, ad opera di industriali d’oltralpe tra cui Wuhrer e Dreher, che cercavano nuove opportunità di mercato. Il fiorire progressivo dell’economia e dell’industria in Italia contagiò anche il settore della birra: nel 1890 si potevano contare sul territorio nazionale circa 140 unità produttive, capaci di una produzione approssimativamente stimata in 160.000 hL.
Nell’arco di un ventennio la produzione italiana quadruplicò e, complice l’abbassamento dei prezzi di mercato, si svilupparono anche le importazioni. La birra entrò così finalmente a far parte dell’uso comune, diffondendosi capillarmente nei mercati e tra le fasce sociali meno abbienti.